La gestione finanziaria

Un Fondo pensione può investire:

  • In asset class “tradizionali” come obbligazioni (Titoli di Stato e Titoli di debito corporate) azioni e liquidità;
  • In fondi comuni di investimento (OICR);
  • In “strumenti alternativi” nella forma di fondi chiusi (rientrano tra questi, a titolo esemplificativo: private equity, private debt, infrastrutture, real estate);
  • In strumenti derivati per finalità di copertura ed entro certi limiti.

L’acronimo ESG sta per Environmental, Social e Governance, che sono le tre dimensioni fondamentali sulle quali viene valutata la sostenibilità degli emittenti da parte delle agenzie specializzate. Nel contesto delle politiche di investimento viene utilizzato in senso estensivo per indicare l’adozione di criteri di selezione di portafoglio che prediligono emittenti ritenuti più sostenibili o che escludono intere categorie o settori ritenuti intrinsecamente non sostenibili (fornitori di armi proibite dalle convenzioni internazionali, produttori di tabacco, etc.).

La sostenibilità delle scelte d’investimento, riflessa in un buon profilo ESG, non solo risponde a criteri etici di partecipazione attiva e responsabile allo sviluppo sostenibile dell’economia globale, ma rappresenta una importante leva di valore nel lungo termine; infatti, se selezionati efficacemente, gli emittenti più sostenibili tenderanno a garantire nel lungo termine performance più solide con un profilo di rischiosità più contenuto.

Con il termine benchmark si indica un indice (costruito e pubblicato da operatori specializzati) o una combinazione di indici, che può essere preso come parametro di riferimento per la gestione di un portafoglio.

Quando viene adottato, il benchmark assolve a due funzioni:

  1. aiuta a definire i criteri da utilizzare nella selezione dei titoli, delimitando le categorie di titoli acquistabili e indicando una asset allocation di riferimento (in termini di tipologia di titoli/emittenti o profilo geografico e valutario);
  2. consente di valutare a posteriori la performance realizzata e il livello di rischio assunto nel corso della gestione.

Il “profilo rischio - rendimento” di un investimento è la combinazione del livello di rendimento atteso e del livello di rischio atteso. Per la teoria dei mercati efficienti, a livelli di rischio crescenti devono corrispondere livelli crescenti di rendimento atteso, sebbene diverse categorie di attività finanziarie siano caratterizzate da un diverso rapporto rischio - rendimento. Si dicono “efficienti” o “ottimi” quei portafogli che – nell’ambito di un insieme dato di titoli acquistabili – forniscono il massimo livello di rendimento atteso per ciascun livello di rischio atteso.

Pertanto, l’investitore deve valutare attentamente l’adeguatezza del profilo rischio di una strategia di investimento, considerando una serie di elementi, tra i quali a titolo esemplificativo i seguenti:

  • la propria propensione al rischio, ossia alla propria disponibilità a sopportare eventuali perdite patrimoniali;
  • l’entità e la rischiosità del proprio patrimonio detenuto al di fuori del portafoglio considerato (il livello di rischio sopportabile cresce se nel complesso del proprio patrimonio il livello di rischio è sufficientemente basso);
  • il proprio orizzonte temporale di riferimento: il livello di rischio che può essere assunto infatti cresce con il crescere del tempo a disposizione prima che gli investimenti debbano essere liquidati o convertiti in rendita.

Intuitivamente, la possibilità di investire su una grande quantità di titoli è un fattore importante di mitigazione dei rischi (“evitare di mettere tutte le uova in un paniere”). Uno dei vantaggi di investire in strumenti collettivi come i fondi di investimento e i fondi pensione è proprio la numerosità di titoli che li caratterizza.

Aumentare il numero di titoli aiuta, infatti, a ridurre al minimo i rischi non necessari, ossia quelli legati alle specificità dei singoli emittenti.

Inoltre, una buona diversificazione si ottiene quando si riesce ad investire in titoli relativamente poco correlati tra loro. Ad esempio, un portafoglio azionario ben diversificato presenta esposizioni a diversi settori economici, aree geografiche e valutarie.

Fondenel ha negli anni adottato una preferenza per lo stile di gestione passivo (o indicizzato) che garantisce un migliore allineamento al benchmark in termini di rischio-rendimento e un importante contenimento dei costi di gestione.

Per converso la gestione attiva, caratterizzata dalla capacità di un gestore di produrre consistentemente un significativo rendimento aggiuntivo rispetto ad un benchmark, dipende da molti fattori e può variare nel tempo. In secondo luogo, la ricerca di un rendimento aggiuntivo aumenta il rischio di ottenere performance inferiori al parametro di riferimento. Infine la gestione attiva è molto spesso fondata su un’intensa attività di analisi che comporta dei costi generalmente più alti.

L’acronimo NAV (Net Asset Value) rappresenta il rendiconto della composizione e del valore del patrimonio compilato con riferimento ad una data di valorizzazione e registra, con riferimento a tale data, il risultato della valorizzazione dell’attivo netto destinato alle prestazioni, il numero di quote in essere e, conseguentemente, il valore unitario della quota.

I comparti di investimento di Fondenel sono i seguenti:

  • Money Market: è il comparto che presenta la massima liquidità e il minor livello di rischio e di rendimento atteso. Il fondo investe in strumenti del mercato monetario emessi in euro, in maggioranza costituiti da emissioni governative; tuttavia, nella ricerca di rendimenti soddisfacenti, è possibile che il gestore acquisisca esposizioni significative al segmento Corporate (obbligazioni societarie).
  • Inflation Linked Bond: il comparto è dedicato a strumenti obbligazionari governativi indicizzati all’inflazione. Nel lungo termine questo tipo di strumenti può fornire un interessante elemento di diversificazione rispetto alla componente di tasso di interesse tipica degli strumenti obbligazionari.
  • Bond: Il comparto investe in un portafoglio obbligazionario globale, ben diversificato geograficamente (con un 10% investito nei mercati emergenti); come elemento di diversificazione il comparto ha una buona esposizione al fattore di rischio credito attraverso una quota rilevante di obbligazioni Corporate (con emittenti selezionati in base a criteri ESG).
  • Equity: azionario puro. Il portafoglio replica un indice globale a capitalizzazione costruito secondo criteri ESG; inoltre il portafoglio presenta una rilevante esposizione valutaria non coperta (circa il 30%), che garantisce un elemento di diversificazione tra fattori di rischio.

Tutti i dettagli di ciascun comparto sono presenti nel Documento sulla Politica di Investimento disponibile nella sezione Documenti del sito del Fondo.

Il processo di investimento prevede una gestione indiretta, ottenuta tramite mandati di gestione delle risorse del Fondo ad intermediari professionali, sulla base di apposite convenzioni di gestione stipulate periodicamente. I gestori sono selezionati attraverso procedure di gara che garantiscono al Fondo le migliori condizioni. Al verificarsi di determinate circostanze è prevista la possibilità di rinnovare i mandati alla loro scadenza.

I gestori investono le risorse ad essi affidate nel rispetto delle disposizioni normative e delle previsioni contrattuali. Il rispetto di tali norme e previsioni è assicurato da un’attività puntuale di controllo da parte di un ente terzo (la Banca Depositaria) e da una supervisione costante dalla funzione Finanza del Fondo.

Inoltre, l’andamento periodico della gestione in termini di rendimento e rischio è monitorato dalla Funzione Finanza del Fondo, coadiuvata da un Advisor esterno che, nel caso di deviazioni significative, provvede a richiedere spiegazioni ai gestori ed eventualmente a predisporre azioni correttive. La Funzione Finanza, supportata dall’Advisor, riferisce periodicamente sull’andamento dei mercati e degli investimenti al Consiglio di Amministrazione.

I costi che gravano sulla gestione finanziaria sono le commissioni di gestione (da convenzione sono escluse commissioni di performance) e quelle di deposito e custodia. Per maggiori dettagli circa le aliquote commissionali gravanti sui patrimoni in gestione di ciascun comparto si può consultare la “SCHEDA DEI COSTI” di cui alla Nota Informativa presente nella sezione Il Fondo del sito.

È un sistema innovativo di riallocazione automatica della propria posizione tra i quattro comparti del Fondo, che consente la graduale riduzione dell’esposizione al rischio finanziario del profilo di investimento all’avvicinarsi della data presunta del pensionamento, corrispondente al raggiungimento dei requisiti anagrafici previsti per l’erogazione della pensione di vecchiaia.

Per venire incontro alle diverse esigenze degli associati in termini di propensione al rischio, il piano LifeCycle prevede, oltre ad un percorso “Standard”, anche un percorso “Conservativo”, caratterizzato da un rischio e da un rendimento atteso più contenuti.
Entrambi i percorsi prevedono una prevalenza del comparto azionario per gli aderenti più giovani, per poi introdurre una quota crescente della componente obbligazionaria (nella sua duplice articolazione data dal comparto bond e dal comparto inflation linked bond), fino a giungere ad una prevalenza del comparto monetario negli ultimi anni di vita contributiva.
La riallocazione periodica di capitale e flussi contributivi prevede una frequenza semestrale, che consente di minimizzare i rischi connessi al market timing delle operazioni di investimento/disinvestimento.

È possibile aderire al piano LifeCycle sia ai neoiscritti, in sede di adesione iniziale al Fondo, sia a chi è già associato a Fondenel, in occasione di uno switch di comparto.
Analogamente, per coloro che avranno aderito, sarà possibile in sede di switch cambiare percorso LifeCycle (e passare quindi dal percorso “Standard” al “Conservativo” o viceversa) oppure ritornare ad un’allocazione interamente personalizzata.
L’adesione ad un percorso LifeCycle è disponibile anche per gli aderenti fiscalmente a carico.
Coerentemente con la finalità perseguita, l’adesione al piano LifeCycle prevede la riallocazione dell’intera posizione maturata e dei contributi futuri verso il percorso prescelto.